l’ottimismo dell’acquisto

Da spendaccione che ero in gioventu’, col tempo sono diventato piuttosto parsimonioso. Diciamo che spendo con piu’ attenzione e secondo una scala di priorità ben precisa.
La scala prevede che l’oggetto potenzialmente acquistabile sia, nell’ordine: 1-indispensabile, 2-necessario, 3-utile, 4-accessorio, 5-inutile
Ovviamente l’acquisto, al 99% dei casi, avviene solo se l’acquisto da fare è di grado 1, ovvero indispensabile. Il grado 2 è tollerato, il 3 possibile, il 4 non auspicabile, il 5 ha come prerequisito un momento di debolezza o rincoglionimento, diciamo un movimento sismico sussulturio-ondulatorio della corteccia celebrale che mette per un momento in tilt le sinapsi del sistema raziocinante atto alla gestione del portafoglio.
Quando però si fanno acquisti di grado 4 e 5 della mia personale scala, cioè quelli dovuti piu’ a un sussulto che ha un bisogno, c’è un perché. Premetto che tutto ciò può suonare come bieca e patetica giustificazione piu’ dialettica che morale al tutto, però ci ho pensato non da oggi e sono giunto alla seguente conclusione: l’acquisto di un bene accessorio è non solo a volte taumaturgico dal punto di vista psichico-umorale (su questo ci sono anche studi specifici), ma un sintomo di ottimismo. Sì, ottimismo. E vi spiego brevemente il perché.
Metti che sei lì che passi piu’ volte davanti a quella vetrina, o consulti da tempo quella pagina web dove hai adocchiato il bene in questione. Ti chiedi: ne ho davvero bisogno? No. Almeno non nell’immediato. Posso prenderne uno equivalente che soddisferebbe le mie esigenze del momento e costerebbe di meno? Sì. Eppure. Eppure questo mi piace troppo.
Non è il fatto di averne un bisogno concreto; è che ne ho bisogno dal punto di vista estetico-personale. Costa, è vero. Ma non sono nemmeno in un momento così negativo, dal punto di vista finanziario. E poi – ecco, che QUI scatta l’ottimismo – sento che le cose andranno meglio in futuro, e magari il possesso di QUESTO oggetto renderà la strada ancora piu’ spianata verso il raggiungimento dei miei obbiettivi. Come? Beh, prima di tutto per il semplice fatto che sarò di umore migliore e insomma si sa che con un approccio positivo è importante. Insomma, io lo compro. Non sono messo così male da non potermelo permettere e sicuramente il mio futuro mi riserva anche periodi piu’ floridi in cui mi dirò “beh, a saperlo, potevo prenderlo già da allora, invece di aspettare tanto”.
Ecco.
Sappiamo che il nostro cervello (e il nostro animo) è un acrobata quando si tratta di giustificare e giustificarsi gli atti anche piu’ orribili. Figuriamoci un innocuo acquisto.

E insomma, ho comprato un nuovo cellulare.

P.S.: A pensarci bene, si compra qualcosa anche perché ci si accorge che si è cambiati, o si sta cambiando, e non ci riconosciamo piu’ anche negli oggetti che possediamo. Non ci rappresentano piu’. E qui direi che siamo quasi al grado 2.

riscaldamento globale? sì grazie

E’ quello che dicono senza farsi sentire non poche nazioni “sviluppate” soprattutto del nord del mondo, perché con il riscaldamento del pianeta ci guadagnerebbero. Come? Beh, avrete sentito sicuramente parlare del “passaggio a nordovest”. Ecco, con il surriscaldamento del pianeta i ghiacci polari si scioglieranno (già sta accadendo) e molti territori del nord diventerebbero terre fertili per l’agricoltura, i mari pescosi e paesaggi desolati e desolate tundre potrebbero assumere i connotati di luoghi di villeggiatura tipo Costa Azzurra. Esagerazioni?
Già cinque anni fa gli scienziati dell’Ipcc (comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici) delineavano questo scenario inquietante anche in un articolo su NY Times, e già da qualche anno USA, Russia, Norvegia e Canada si stanno contendendo alcuni territori delle regioni polari che fino a qualche decennio fa non avrebbero fatto gola nemmeno agli Esquimesi.
Addirittura Russia e Canada hanno firmato accordi commerciali per quando il passaggio a nordovest e il Mar Glaciale Artico saranno aperti e la domanda di pescherecci in grado di navigare nell’Artico è curiosamente aumentata.
Ultimo esempio, il caso del miliardario americano Pat Broe, che ha acquistato nel 1997 un porto in Canada per la cifra di sette dollari. Sì, tanto valeva a quell’epoca uno scalo inutile perché ghiacciato per nove mesi all’anno. Dal 2006, però, il ghiaccio si sta sciogliendo e nel 2007 la prima nave di fertilizzante ha attraccato a Port of Churchill (così si chiama lo scalo) ed è ripartita on un carico di grano canadese per l’Italia. In futuro si stima che il porto potrà fruttare anche 100 milioni di dollari l’anno.
Ora ci chiediamo ancora perché a Copenhagen tutto è finito in una bolla di sapone?

(non avrei saputo niente di tutto questo se non stessi leggendo Economia canaglia un libro di cui sconsiglio vivamente la lettura a chi vuole mantenere ancora un po’ di ottimismo sulle sorti dell’umanità).

irrazionali e prevedibili (e quindi manipolabili)

Crediamo di essere razionali e padroni delle nostre azioni, ma sappiamo che non è così. Il potere cosiddetto occulto della pubblicità, dei media in generale, le manipolazioni che agiscono sulle nostre coscienze in tutti i sensi e in tutti i modi, ci mettono continuamente alla prova.

Questo video è illuminante a tal riguardo, e da un certo punto di vista, inquietante. Dan Ariely spiega con ironia ma molto efficacemente come si possono orientare le decisioni e le scelte delle persone.


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