Il giorno dell’OXI

parelasi_532_355__mainDa qualche giorno, anche chi non è mai andato in Grecia nemmeno per le vacanze conosce almeno una parola di greco: “ohi” (scritto OXI). Significa no. E’ ciò che ha risposto Tsipras alla Troika e ciò che chiede di votare al referendum di domani.
In Grecia questa parola ha una valenza storica e sociale molto importante, al di là dell’attualità. Infatti il 28 ottobre in Grecia è festa nazionale: “Il giorno dell’OXI” (no). Si tratta del “no” con cui l’allora primo ministro greco Metaxas rispose all’ultimatum di Mussolini nel 1940, per l’entrata dell’esercito italiano in territorio ellenico.
Quel no significò per la Grecia l’occupazione, guerra, distruzione, ma lo si festeggia perché fu una risposta di orgoglio di un popolo che non accettava che la resa venisse dettata da altri.
Da allora, gni anno si celebra il giorno del no con parate militari e gli studenti greci sfilano in marcia per le strade cittadine brandendo la bandiera greca.

Questo solo per far capire quanto l’OXI che Tsipras ora invoca ha una valenza ancora oxi (1)superiore a quella che pensiamo. Tsipras sa benissimo che quell’OXI riecheggia sin da quando ha indetto il referendum. Un referendum che, come 75 anni fa, chiede che ancora una volta l’OXI diventi la risposta di orgoglio di un popolo che non accetta una resa dettata dalle regole altrui.

Perché il “pellegrino” Samaràs non commuove

Un articolo sul Manifesto di oggi titola: “Il pellegrino Samaràs non commuove” e parla della situazione disastrosa delle casse dello stato ellenico.
Se devo dire la mia, capisco benissimo perché Samaràs non commuova e lo spiego brevemente.
Samaràs è stato il maggiore responsabile della caduta del governo tecnico di Papadimos, un uomo ben visto da Europa e banche in quanto ex vicepresidente della Bce e che era riuscito a ottenere, pur in un periodo estremamente critico, una buona tranche di aiuti. Tutto questo beninteso, imponendo ulteriori misure gravose per i greci, ma non più di quanto stia facendo ora il governo Samaràs.

Perché Samaràs lo ha fatto? Perché era convinto di vincere a man bassa le elezioni, dio solo sa per quale motivo. E già solo per questa ingenuità politica andrebbe stigmatizzato come incompetente e irresponsabile.
Sappiamo tutti come è poi andata la prima tornata elettorale: la grande ascesa della sinistra radicale del giovane Tsipras e il crollo dei due partiti storici.
Con la Grecia a un passo dal baratro e in un momento in cui ogni giorno perso era prezioso, Samaràs rifiuta la proposta del Pasok di formare un governo di coalizione insieme ad altri partiti e preferisce puntare a nuove elezioni. Un altro mese di fibrillazione economica e politica non solo in Grecia e soprattutto una vergognosa campagna elettorale di Nea Democratia la quale, colpita dal 7% dei neonazisti di Alba Dorata, fa leva sul montante sentimento xenofobo trovando il capro espiatorio negli immigrati (senza aver mai abbozzato una pur minima politica di immigrazione quando era al potere) invece di puntare l’indice contro i grandi evasori fiscali (evidentemente elettori di ND e Pasok) che privano le casse dello stato greco di ben 11,2 miliardi (stime recenti).

Ora quest’uomo, che tra l’altro aveva promesso di non toccare più pensioni e salari (proprio quello che invece prevedono le nuove misure da 13,5 miliardi), pretende credibilità dai greci e dai leader europei.
A voi le conclusioni.

La crisi greca e la caccia all’ilota

Negli ultimi due mesi si sono registrati più di 150 pestaggi e aggressioni a extracomunitari a Corinto, a Patrasso, ad Atene e altrove, da parte soprattutto di squadracce dell’estrema destra. Sono i membri di quell’Alba Dorata che alle ultime elezioni ha ottenuto quasi il 7% dei voti.
Non si tratta solo di pestaggi – a volte molto violenti con uso di bastoni, tirapugni, coltelli – ma anche di incursioni all’interno di negozi gestiti da stranieri a cui si dà l’ultimatum: o chiudete entro una settimana o distruggiamo il negozio.
La cosa che stupisce di più, dice il rappresentante della comunità pakistana ad Atene, è l’indifferenza sia della gente che assiste senza reagire, sia soprattutto della polizia, totalmente assente e pochissimo reattiva se qualche ardimentoso afgano o pakistano sporge denuncia. “Lascia perdere, tanto non cambia niente. La prossima volta, picchia anche tu.”
Certo farebbe comodo una bella rissa tra autoctoni ed extracomunitari, sarebbe l’occasione buona per rispedirne a casa qualcuno.
Ed è del resto questo l’intento esplicito di quelli di Alba Dorata i quali, proprio nel periodo pre-elettorale, si vantavano apertamente di queste azioni punitive proprio per dimostrare il loro “impegno” nell’allontanare gli stranieri dalla Grecia.
La cosa ancor più drammatica è che hanno raggiunto il loro scopo. – quello elettorale, almeno per ora.
Viene spontaneo pensare a chi potrebbe toccare dopo gli extracomunitari. Ai comunisti? In fondo, è già successo in diretta tv durante un dibattito in diretta tv, quando un esponente di Alba Dorata ha preso a schiaffi e pugni una parlamentare del KKE. Da notare che prima di quel gesto le proiezioni davano Alba Dorata in calo intorno al 4%.

Tira un’aria decisamente pesante, e non solo per il caldo estivo greco.